Borghi abbandonati nel Lazio: 5 ghost town a pochi passi da Roma

Nascosti tra le colline verdeggianti del Lazio, come sentinelle silenziose di un tempo ormai perduto, fanno capolino borghi dimenticati, dove il silenzio regna sovrano.

Qui, dove un tempo risuonavano voci di mercanti e artigiani, oggi solo il vento sussurra storie attraverso finestre vuote e portoni scardinati.

Le antiche pietre raccontano di vite interrotte, di decisioni dolorose e di un esodo lento ma inesorabile. Alcuni di questi borghi abbandonati del Lazio hanno ceduto alla furia dei terremoti, altri sono stati gradualmente abbandonati mentre i giovani cercavano fortuna nelle grandi città. In altri casi ancora, sono state le frane o le esigenze del progresso moderno a decretarne la fine.

Eppure, proprio in questo stato di trascuratezza, i borghi abbandonati del Lazio hanno trovato una nuova, struggente bellezza. La natura ha reclamato ciò che un tempo le apparteneva, avvolgendo in un abbraccio verde antichi palazzi nobiliari, chiese secolari e vicoli acciottolati. L’edera si arrampica su mura medievali, fiori selvatici spuntano tra le pietre, e alberi crescono in quelle che un tempo erano cucine e salotti.

Questo viaggio attraverso i borghi abbandonati più affascinanti del Lazio ci porta in luoghi dove il tempo sembra essersi fermato, in un limbo tra passato e presente, tra memoria e oblio. Sono luoghi che, nel loro silenzioso declino, ci ricordano la fragilità della presenza umana e la potenza rigeneratrice della natura.

1. Monterano Antica

Alle porte di Roma, Monterano Antica incanta con il suo fascino unico di borgo fantasma dove storia e natura si intrecciano in una cornice suggestiva. Abbandonata nell’Ottocento a causa delle esalazioni sulfuree e della malaria, questa città in rovina offre un viaggio nel tempo attraverso millenni di vicende umane e il lento lavoro della natura.

In posizione dominante su uno sperone tufaceo immerso nella Riserva Naturale Monterano, tra boschi, sorgenti sulfuree e antichi acquedotti, conserva ancora le vestigia del passato, come il castello Altieri e le opere di Gian Lorenzo Bernini. Tra i ruderi, spiccano la scenografica fontana del leone e la chiesa di San Bonaventura, dove un fico secolare sembra custodire lo spirito del luogo.

Celebre set cinematografico di film come Il Marchese del Grillo e Ladyhawke, Monterano regala panorami mozzafiato e luoghi carichi di mistero, come le solfatare e la cascata della Diosilla, con le sue acque dai colori surreali.

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2. Celleno

Celleno, meno nota della vicina Civita di Bagnoregio, è un borgo abbandonato che incanta per la sua drammatica bellezza e la storia tormentata. Arroccato su uno sperone tufaceo a 350 metri d’altezza, il paese è minacciato da una lenta erosione che ne mette a rischio la stabilità.

Di origine etrusca, Celleno ha vissuto conquiste romane, invasioni barbariche e scontri medievali, trovando un breve periodo di pace sotto il controllo degli Orsini. La sua decadenza iniziò con il devastante terremoto del 1696, aggravato da un secondo sisma nel 1855 che, insieme a un’epidemia, costrinse gli abitanti ad abbandonarlo e fondare la vicina Celleno Nuovo.

Visitare il borgo significa immergersi in un’atmosfera sospesa nel tempo. Il Castello Orsini, restaurato e imponente, domina il paesaggio, affiancato dai ruderi delle chiese di San Carlo e San Donato. Le case in tufo rosso, alcune restaurate e altre in rovina, si intrecciano in un dedalo di stradine e cunicoli che rivelano antiche cantine e botteghe scavate nella roccia.

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3. Stazzano vecchio

Stazzano Vecchio, immerso nella campagna della Sabina Romana, è uno dei tanti borghi abbandonati del Lazio che raccontano l’Italia dimenticata. Un tempo fiorente centro medievale, il borgo visse il suo apice nel Trecento sotto i Savelli e gli Orsini, con un castello imponente e fino a 600 abitanti. Tuttavia, il declino iniziò nell’Ottocento con la crisi del sistema feudale, culminando nel 1901 quando un devastante terremoto costrinse gli ultimi abitanti a lasciare il paese.

Oggi, Stazzano Vecchio è un affascinante agglomerato di ruderi, con il torrione del castello e l’abside della chiesa di Santa Maria ancora riconoscibili. Pur meno famoso di altri borghi fantasma, offre panorami spettacolari sulla vallata del Tevere e sui Monti Lucretili. Sebbene ci siano stati tentativi di riqualificazione, il borgo resta un gioiello nascosto che attende di essere valorizzato.

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4. Galeria antica

Galeria Antica, immersa nella campagna romana, è più di un borgo abbandonato: è un luogo sospeso nel tempo, dove storia e leggenda si intrecciano in un’atmosfera unica e misteriosa. Arroccata su uno sperone di tufo e avvolta dalla vegetazione selvaggia, questo borgo abbandonato del Lazio racconta un passato di colonizzazioni, distruzioni e rinascite sotto grandi famiglie nobiliari. Tuttavia, il suo abbandono rimane avvolto dal mistero: fu la malaria a spingerne gli abitanti a trasferirsi a poca distanza, o forse furono le oscure presenze che, si dice, ancora la abitano?

Tra i ruderi di chiese medievali, case diroccate e un ponte che sfida il tempo, le leggende prendono vita. Simboli esoterici e tracce di rituali occulti parlano di frequentazioni inquietanti, mentre il fantasma di “Senz’affanni”, un menestrello a cavallo, si dice riecheggi nelle notti invernali con il suo malinconico canto.

Definita dall’archeologo Thomas Ashby “uno dei luoghi più belli e isolati vicino a Roma“, Galeria Antica è un viaggio nella storia e nella fantasia, un enigma senza tempo che affascina e inquieta chiunque la visiti.

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5. cencelle

Cencelle, immerso nella Maremma Laziale, è un borgo abbandonato che racconta una storia di speranza e resilienza. Fondato nell’854 da papa Leone IV come rifugio sicuro contro le incursioni saracene, Leopoli, com’era originariamente chiamato, fu costruito rapidamente grazie all’abbondanza di risorse locali. Situato su una collina strategica e circondato da mura e torri imponenti, era un luogo di difesa, ma il legame degli abitanti con il mare li spinse, dopo appena 35 anni, a tornare sulle coste e fondare Civitavecchia.

Nonostante il declino, Cencelle non fu mai del tutto abbandonata. Attraversò secoli di contese tra potenze locali e continuò a vivere come centro agricolo e di estrazione di legname per l’industria dell’allume, fino alla sua definitiva decadenza. Oggi, le sue rovine, che conservano intatta la struttura medievale, offrono uno spaccato unico della storia, senza sovrapposizioni di epoche successive.

Tra gli scavi archeologici emergono tesori come la chiesa di San Pietro, con il battistero e la cripta, e le necropoli costellate di sarcofagi. Le mura frammentarie e le torri che ancora svettano permettono di immaginare l’antico splendore del borgo. Dall’altura, lo sguardo abbraccia il mare, simbolo di un legame indissolubile con la costa.

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