Ci sono posti che rivelano molto sul loro passato: sembrano impazienti di raccontare la loro storia, che scompongono in tante tracce a cui ridare un filo logico. Altri che invece si rivelano più criptici, quasi a voler restare inviolati nei loro segreti.
La piccola chiesa di San Nicola rientra in questa seconda categoria. Non un’iscrizione, una targa o una menzione: solo un formale cartello ne tramanda il nome. Le stesse origini, risalenti al Cinquecento, non sono documentate dalle fonti. Si sa che era dedicata a San Nicola, un santo la cui devozione, in questo piccolo paese meridionale, è ancora molto sentita.
Appartenuta ad una potente famiglia locale, che l’aveva inglobata nella struttura del suo palazzo, cambiò proprietà più volte, per poi essere definitivamente chiusa in seguito al disastroso terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980. Mentre il palazzo adiacente fu recuperato e valorizzato da privati, la piccola chiesetta mononavata venne dimenticata fino a ridursi nel rudere attuale.
Il suo aspetto spoglio, privo di suppellettili e abbellimenti, amplifica spazio e vuoti. Il suo aspetto originario era comunque votato alla semplicità: candide pareti stuccate di bianco erano interrotte da piccole teche arricchite dalle effigi marmoree dei santi. Una lunetta affrescata, da cui emerge ancora quale sprazzo di colore, sormontava la nicchia lungo la navata.
Nel Settecento, l’unico altare di questa chiesa ospitava la statua del suo santo titolare, vescovo di Mira. Lo stesso altare in marmo sorprendentemente scampato alle razzie, forse anche grazie alla centralità di questa chiesa, che non permette di passare inosservati.
Oggi, è presidiata soltanto da una manciata di uccelli, che hanno nidificato nelle vuote teche depredate, ed è sorvegliata amorevolmente dalle nonne del paese che soggiornano negli assolati pomeriggi estivi davanti al sagrato.