«Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto»
Così cantava Ludovico Ariosto, nell’incipit del poema cavalleresco destinato a plasmare l’immaginario collettivo del cavaliere. Un topos che sembra essersi incarnato tra le pietre di questo secolare castrum, tra armature, saloni di rappresentanza e maestosi camini sormontati da stemmi nobiliari.
Gli elementi per l’intreccio epico ci sono tutti.
C’è l’eroe, l’imperatore Federico Barbarossa, che realizza questa fortezza nel pieno medioevo, a difesa di un territorio a grande vocazione commerciale, crocevia di scambi e civiltà.
Ci sono tanti personaggi che vivono, amano e comandano tra queste mura: duchi, principesse, capitani di milizia, consoli, governatori e, in epoca contemporanea, editori e compositori.
Ci sono gli amori, quelli celebrati nella cappella privata del castello, dove nobili casati hanno suggellato passioni e alleanze. Una cornice intima e privata, tuttora consacrata, scelta come location da tantissime coppie anche negli ultimi anni.
C’è anche l’antagonista, la chiesa, che a lungo ha bramato il castello tra i suoi possedimenti, fino a includerlo nello Stato Pontificio nel Seicento, con l’esaurirsi della discendenza maschile che ne teneva le redini.
Ci sono le sfortune, di chi ha visto tutto questo andare in pezzi, sotto la parola “fallimento”.
Eppure, non basterebbe un libro per contenere quasi un millennio di storia, tale da lasciare una traccia indelebile nelle sale del castello: sembra quasi di passeggiare in un’esposizione artistica, tra mobili d’epoca, armature, arazzi, quadri dalle massicce cornici intagliate, stampe d’autore e tappezzerie damascate.
La recente riconversione ad albergo ristorante a 4 stelle, con conseguente ristrutturazione, ha saputo mantener fede al sobrio e austero fascino originario, ma ha rappresentato il capitolo più breve della sua storia.