Il molino della street art

Nel settore sud-ovest della Capitale, c’è un ecomostro che stride con l’armonia del neonato quartiere residenziale in cui è inserito.

È il molino Agostinelli, un enorme complesso produttivo avviato nel 1950 e chiuso per fallimento nel 2005.

Utilizzato occasionalmente come deposito di materiali edili in seguito alla sua chiusura, è una delle poche fabbriche di Roma ad aver resistito alle occupazioni abusive.

Oggi, è rifugio e banco di prova di tantissimi writers, tra cui il romano 0707, nome noto agli esploratori che ne hanno incontrato i lavori alla Marcigliana, alle cartiere di Tivoli e a Santa Maria ad Magos.

Dai tre piani del blocco centrale si arriva agli otto delle torrette, dalle quali è possibile arrivare sul tetto, anche questo preso d’assalto dagli street artist. La planimetria è complessa, ed è facile perdersi in assenza di punti di riferimento. La situazione è poi complicata dalle tantissime aperture sul pavimento, a causa delle quali si può precipitare per decine di metri.

Già spogliato da qualsiasi residuo produttivo, l’unico motivo di interesse sta proprio nei coloratissimi murales che rompono la monotonia del suo grigio scheletro e nelle tante geometrie che riescono a stuzzicare anche i fotografi non appassionati di architettura.

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