In posizione prominente su un borgo medievale, proprio a ridosso del castello baronale, questo palazzo settecentesco racconta una storia diversa da quella di molte residenze nobiliari.
Innanzitutto, la famiglia che lo fece realizzare ad inizio Settecento, non era di discendenza aristocratica, ma fu capace di raggiungere dal nulla, ed in poco tempo, ricchezza e prestigio.
Grazie al commercio di cereali, e ad una mentalità imprenditoriale e astuta, G.B. riuscì ad estendere i propri affari fino a Roma, ottenendo l’appalto in Vaticano e nelle province limitrofe. Per consolidare le sue fortune decise di acquistare dei terreni, ma fu anche estremamente magnanimo dei confronti della sua comunità, facendo restaurare chiese e dedicandosi alle opere pie.
Morì all’età di 43 anni, dopo aver dato vita ad un vero e proprio impero, in grado di rivaleggiare con i casati dei Colonna e dei Caetani. Dei quattro figli, il più astuto e intraprendente riuscì a portare avanti con successo l’attività paterna. A lui si deve la realizzazione, a Roma, di un magnificente palazzo, a dimostrazione che il “rozzo contadinotto” aveva tutte le carte per poter rivaleggiare con l’aristocrazia romana.
Anche lui, come il padre, pur non potendo vantare una nobiltà di sangue, aveva un’indiscussa nobiltà d’animo: si dimostrò prodigo con il restauro di chiese e conventi, l’esenzione di alcune tasse in qualità di marchese e la donazione di cospicue somme ai poveri e bisognosi.
Ma la fortuna non lo assistette fino alla fine, e morì lasciando ingenti debiti in piena bancarotta. Gli eredi furono costretti a vendere il marchesato, il palazzo romano, oltre ad alcune chiesette e terreni. Nulla restò di quello che era riuscito ad accumulare l’uomo d’affari più chiacchierato e invidiato del tempo, tanto che il suo casato sparì con la stessa velocità con la quale era apparso sulle scene. Dal 1750 non se ne ebbe più notizia.
Il palazzo capitolino è oggi sede di un importante istituto di credito, ma quello nella terra d’origine non ha avuto un destino altrettanto meritevole.