Tra soffitti affrescati, stucchi ed interni in marmo, fa strano pensare che si possa trattare di una scuola.
In effetti, la storia di questa edificio ha origini ben diverse e si fa risalire ad un nobile piemontese che, trasferitosi in questo piccolo borgo per amministrare il patrimonio di famiglia, aveva destinato il suo lascito testamentario all’asilo infantile e al nascente istituto d’agricoltura.
Qui hanno avuto sede anche i laboratori di chimica e agraria, poi sostituiti dal più moderno istituto adiacente, e la scuola media statale fino ai primi del Duemila, stando alle date riportate su pagelle e registri di classe. Sebbene sia stata istituita una fondazione per la gestione di tale patrimonio, qualsiasi tipo di recupero (compresa la vendita ai privati) è stato fallimentare.
Entrarci oggi significa fare un salto indietro nel tempo di quasi un secolo. Tantissime le tracce del Ventennio in questa scuola abbandonata: dai libri di economia domestica alle pagelle datate 1929, dalle cartine geografiche con le colonie in Etiopia alle bambole di pezza con cui giocavano i bambini. Il grosso del patrimonio storico è ancora temporaneamente conservato nella biblioteca/archivio al primo piano. Qui le infiltrazioni hanno purtroppo ridotto la maggior parte della documentazione in poltiglia, e c’è da pensare che il solaio non resisterà a lungo.
Da quelli che un tempo erano i saloni del palazzo, traspare invece tutta la sontuosità nobiliare della villa. Alcuni affreschi sono ancora meravigliosamente conservati nonostante l’umidità.Salendo all’ultimo piano gli scenari cambiano. Banchi e lavagne sono ormai immersi in una vegetazione rigogliosa, ed il crollo del soffitto ha creato delle vere e proprie aule a cielo aperto.
Anche se nei corridoi di questa scuola abbandonata ormai regna il silenzio, le sue stanze continuano a parlarci di una storia che sopravvive allo scorrere del tempo.