Siamo nella periferia sud-est di Roma, nell’area universitaria di Tor Vergata, dove si trova uno degli impianti sportivi più ambiziosi della città, ad oggi in stato di abbandono nonostante i tanti tentativi di recupero.
Il progetto ideato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, fu avviato nel 2005 durante il mandato di Veltroni, allo scopo di ospitare i mondiali di nuoto del 2009. Era stata prevista la realizzazione di una vera e propria città dello sport, composta da due palazzetti, uno per la pallacanestro e la pallavolo e l’altro per il nuoto, piscine all’aperto e coperte, una pista di atletica, due laghi artificiali e una torre destinata al rettorato dell’università.
Il costo previsto per la realizzazione dell’opera era di 60 milioni di euro, diventati 120 milioni già all’atto dell’assegnazione dei lavori tramite gare d’appalto. Per il protrarsi della costruzione, e per l’aumento dei costi, i mondiali di nuoto sono stati svolti nelle strutture del Foro Italico, realizzate tra il 1927 e il 1932, che avevano già ospitato l’edizione del 1994. Nel 2011, grazie alla candidatura di Roma quale sede delle Olimpiadi 2020, si decise di riattivare il cantiere di Tor Vergata con una cifra stimata per il completamento dei lavori di 660 milioni di euro, 11 volte il prezzo iniziale.
L’ultimo progetto, e siamo al 2014, stabilì il cambio di destinazione d’uso per la “vela” che sarebbe diventata la nuova serra della facoltà di Scienze naturali dell’università di Tor Vergata, un maxi orto botanico da 130 ettari. Secondo questo piano il secondo palazzetto avrebbe potuto comunque essere completato come struttura polifunzionale per eventi sportivi e musicali, sebbene la struttura per essere completata avrebbe richiesto altri 426 milioni di euro. Non sono mancate le promesse del sindaco Raggi che, dopo aver accantonato la candidatura di Roma alle prossime olimpiadi, ha avanzato l’ìpotesi di riqualificare l’intero complesso a “Vela della conoscenza” grazie ad un accordo con l’ateneo di Tor Vergata. Ad oggi è stata realizzata soltanto una delle vele previste (priva tra l’altro di vetrate) che ospita lo stadio del nuoto, e la struttura base dell’altro palazzetto per il basket e la pallavolo.
La spoglia struttura in acciaio e cemento armato che contraddistingue la vela salta all’occhio già percorrendo l’autostrada in direzione Roma sud, o da qualsiasi punto panoramico dei Castelli Romani. Nella grande distesa erbosa tra il policlinico e l’università, la stessa che nel 2000 ospitò il Giubileo, questo ecomostro salta all’occhio come una colata di cemento in un’oasi.
In uno scenario di desolazione e degrado, i pochi ad animare cantiere sono giornalisti e fotografi (o spericolati scalatori), come dimostrano i solitari resti di qualche photoset…