Si riesce appena a scorgere il rosso consumato dell’intonaco originale, in quella selva che sta ricoprendo ogni angolo di questa masseria cinquecentesca.
Acquistata nel 1877 da una prestigiosa famiglia della città, questa masseria abbandonata fu rinnovata in stile liberty intorno agli anni 20 e 30 del Novecento, quando le sue strutture di produzione furono trasformate in edifici residenziali.
La struttura era inizialmente la residenza estiva di proprietà del podestà, primo sindaco fascista della città, che l’aveva dotata anche di una stanza per ospitare Vittorio Emanuele III in occasione di una sua visita in zona. Chi ebbe modo di visitare la villa nel periodo di massimo splendore, racconta di un parco paradisiaco, abbellito da statue di ceramica e pietra con pavoni a passeggio. Tutte le sculture sono state trafugate, ma di questi anni restano ancora le rovine delle grandi gabbie e voliere tra gli arbusti secolari.
La famiglia poteva contare anche su una piccola cappella privata distaccata, fatta realizzare nel primo decennio del Novecento. Manca del tutto l’altare, rimosso insieme alle maioliche raffiguranti i santi che erano applicate sulle porte d’ingresso, mentre restano le tracce del pavimento realizzato in maioliche campane.
Alla morte del proprietario, la masseria abbandonata e le restanti proprietà, passarono in parte agli eredi e in parte all’ospedale cittadino, al quale poi subentrò il Comune. Stando al testamento del podestà, doveva ospitare una casa di riposo per anziani, ma le sue volontà non furono mai rispettate. Negli ultimi anni fu acquistata da un privato, che però non è mai riuscito a contenere le scorribande dei vandali e mettere un freno al decadere della villa.