C’è un sottile filo magico che collega la storia di questa piccola chiesetta ottagonale della Tuscia a Gerusalemme.
La leggenda narra che San Giovanni in Val di Lago venne fondata dai Templari nel corso del Cinquecento, lungo un tratto di Francigena gravido di storia e simbolismi, ma lasciato in un totale stato di abbandono. Anche la scelta del luogo aveva un suo mistico perché: questa località, ai margini del lago di Bolsena, faceva parte di una “geografia sacra” che la collegava idealmente con Gerusalemme.
A supportare questa interpretazione ci sarebbero le diverse tesi che si concentrano sulle simmetrie e la conformazione simbolica della chiesa. Già la pianta ottagonale richiamerebbe la valenza del numero otto che, nel simbolismo sacro, equivale al punto mediano tra il cerchio rappresentante il cielo e il quadrato riferito alla terra.
Pur volendo tralasciare queste teorie, è difficile non restare ammaliati dall’aura magica di San Giovanni in Val di Lago, rimasta inalterata nei secoli. Quando il sole inizia a calare, la luce calda della golden hour ammanta ogni cosa dando alla chiesetta una connotazione quasi ultraterrena.
Il rudere solitario della chiesetta è l’unico superstite del vecchio abitato di San Lorenzo, abbandonato nel 1775 a causa della malaria e delle continue frane e ricostruito nell’attuale borgo di San Lorenzo Nuovo. Dapprima insediamento etrusco e poi romano, il vecchio paese conobbe una discreta importanza nel medioevo per il fatto di trovarsi sulla via Francigena. La zona, per quanto attualmente sia poco frequentata e piuttosto isolata, nell’antichità costituiva il centro della confluenza dei percorsi che muovevano da Bolsena, Grotte di Castro e San Lorenzo. La chiesa fu realizzata sui resti dell’antico edificio già dedicato a San Giovanni Battista, realizzato dall’architetto Pietro Tartarino, progettista della cattedrale di Montefiascone, che aveva acquisito precedenti esperienze sotto la guida dell’architetto Alberto da Sangallo. La copertura lignea originale, piuttosto fragile, venne del tutto abbattuta nel 1828. Da allora è iniziato lo stato di degrado che ancora oggi possiamo osservare. Anche la costruzione della nuova chiesa affonda le radici nella leggenda. Pare infatti che, il 5 giugno 1963, San Giovanni apparve ad un fanciullo di nome Nicola Pellegrini, manifestandogli il desiderio di veder ricostruita la chiesa a lui dedicata in quel luogo. Fu accontentato e l’evento viene commemorato, ancora oggi, con una grande fiera che si svolge ogni 24 giugno a San Lorenzo Nuovo. Tracce di dipinti murali sono visibili ancora oggi in alcune lunette all’interno del corpo ottagonale, insieme ai contorni abbozzati delle sculture che arricchivano le nicchie e l’abside. A farla da padrone, i tantissimi rovi che ne rendono difficile l’accesso, quasi a volerla proteggere dai frequenti vandalismi. Intanto, su di lei, il tempo sta avendo la meglio.