Una chiesa immersa nel bianco. Nel bianco della neve che la avvolge quasi a proteggerla, e nel bianco degli interni marmorei che risplendono nella luce diffusa del tardo pomeriggio.
Siamo in Abruzzo, in uno dei tanti territori martoriati dagli ultimi sismi. Alle porte di questo piccolissimo borgo di nemmeno 400 abitanti, la chiesa di San Mauro continua a resistere alle calamità naturali. Sorta come convento di benedettini nel XII secolo, si presenta con una planimetria a navata unica e cupola rialzata. Pur nella sua semplicità strutturale, è un trionfo di bassorilievi, sculture e capitelli finemente lavorati. Le tele, che un tempo arricchivano le cornici dorate ancora addossate alle pareti, sono state messe in sicuro presso i musei della città.
Qui doveva esserci anche una cripta, a giudicare dal teschio umano e dai femori rinvenuti a ridosso dell’altare. Al piano interrato si trova ancora la chiesa originaria, ben più antica, riconoscibile solamente dall’altare marmoreo, a causa della forte umidità che sta consumando tutti gli affreschi. Sul retro della chiesa, si vede ancora il muro di cinta del convento che delimitava e proteggeva un’ampia e ricca area agricola al servizio del monastero.
Dal cortile si accede agli altri ambienti del monastero, dove sono ancora riconoscibili i locali adibiti a cucina e dispensa. Anche se il terremoto ha risparmiato quest’ala, la ruggine ha iniziato a corrodere i pochi oggetti sopravvissuti, e i colori squillanti degli affreschi stanno lasciando il posto alle muffe.
Difficile dire da quanto sia abbandonato, ma sicuramente non è stato il terremoto la causa del suo oblio.