La villa che ospitò Puccini

Ci sono storie che restano impresse per la loro straordinarietà e luoghi che occupano un posto speciale nel “curriculum” di un esploratore.

Questa villa, immersa nella campagna toscana, è stata una delle scoperte più entusiasmanti degli ultimi mesi.

Sorta nel Seicento come seminario ecclesiastico, venne acquistata da una nota famiglia industriale locale che la impreziosì di arredi sfarzosi e un ricco apparato decorativo. Le prime razzie cominciarono durante l’occupazione nazista, quando la villa venne depredata delle cristallerie e degli arazzi da un commando tedesco che lì aveva stabilito la sua base. Una furia razziatrice che non l’ha risparmiata nemmeno ai giorni nostri, spogliata di dipinti ed opere d’arte rivenute nel mercato nero dell’antiquariato.

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Eppure, nonostante sia ormai spoglia dello sfarzo originario, riesce ancora ad ammaliare con la sua bellezza decadente. Paesaggi di campagna, vedute delle città toscane e personaggi allegorici arricchiscono ogni singola parete. I finestroni neogotici si aprono sullo splendido giardino pensile all’italiana con fontana centrale. Uno spaccato di paradiso in un angolo incontaminato di campagna toscana.

Impossibile restare indifferenti dinnanzi allo splendido salone che dà alla casa il suo soprannome di “villa degli specchi gemelli“. Due specchi affiancati, dalle cornici in legno finemente intarsiate, che ormai non riescono a rimandare più alcun riflesso tanto la loro superficie è opaca. E pensare che qui fu ospitato anche il compositore Giacomo Puccini per un breve periodo.

Le foto a pellicola rinvenute nella camera da letto, fanno supporre che fino alla metà degli anni ’90 fosse ancora abitata. Sul suo triste epilogo resta invece il mistero.

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