Nel regno del “nun c’ho er bijetto”

Secondo un’antica leggenda, c’è un luogo dove convergono tutte le maledizioni dei pendolari del Lazio: il deposito della Cotral. Vero girone dantesco ricorrente negli incubi dei viaggiatori romani, in cui riecheggiano ancora gli spettri dei multati e di coloro che sono morti di vecchiaia in attesa di una corsa.

Situata su una delle arterie più importanti della città, quest’area fu utilizzata come rimessa dalla Cotral fino al 2011. Attualmente è in condizioni fatiscenti, cosa che ben rispecchia lo stato dell’azienda che se ne serviva. L’esplorazione è impegnativa sia per la grandezza degli stabili che per il persistente olezzo tra pecora in decomposizione e formaggio francese (oltre all’immancabile amianto), che subito distinguiamo come caratteristico di un qualsiasi bus Cotral.

Gli archivi, gli uffici, la portineria, l’autolavaggio e le officine sono quasi del tutto spogli. Una vera sorpresa è invece un locale del piano superiore dove sono accatastate le insegne serigrafate delle varie linee locali e gli scatoloni ricolmi di multe e congedi.

 

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