Il Duomo martoriato dai terremoti

Una storia travagliata e un futuro incerto segnano questa splendida chiesa in ogni sua crepa. Come una fitta mappatura che, solco dopo solco, aiuta a tracciare la storia di un’intera vita.

Nel mondo dell’esplorazione urbana, non tutti i posti suscitano le stesse sensazioni. Ci sono luoghi in cui si sente la necessità di entrare in punta di piedi, quasi per il timore di infierire sul loro travagliato passato. Dei posti che meritano scrupoloso rispetto, per il bagaglio di sofferenze e storie dolorose che portano con sé.

Arroccato sulla sommità di un borgo abruzzese, questo Duomo monumentale è stato per secoli il punto di riferimento di una comunità martoriata da uno dei sismi più violenti del centro Italia.

A pochi passi di distanza, nella notte del 6 aprile 2009, hanno trovato la morte decine di persone rimaste prigioniere nelle loro stesse abitazioni. Molte era andate a coricarsi con indosso i vestiti, nella convinzione di riuscire a mettersi in salvo.

Tutto è rimasto cristallizzato a quella notte, nonostante gli undici anni trascorsi. Le porte spalancate di chi, in preda alla fuga, pensava sarebbe presto tornato a prendere le sue cose; gli scatoloni accatastati per racimolare ricordi ed effetti personali; i lucchetti apposti frettolosamente per far desistere gli sciacalli.

Stessa sorte è toccata al Duomo del paese. Anche questo, stretto da un dedalo di puntellature ed impalcature, sembra rimasto sospeso nel tempo. Tegole, stucchi e calcinacci sono esattamente dove sono caduti undici anni fa. Sul leggio, l’ultimo messale, mentre la bacheca all’ingresso informa i fedeli circa le iniziative della parrocchia.

Una volta varcata la soglia di ingresso, gli interni rivelano una bellezza inaspettata. Dichiarata patrimonio nazionale a inizio Novecento, la chiesa, intitolata alla Vergine, fu realizzata nella seconda metà del Duecento, per poi essere ampliata nel corso del Quattrocento.

Un primo terremoto di magnitudo 6.8, nel 1703, la distrusse completamente. Il sisma, così violento da passare alla storia con l’appellativo di Grande Terremoto, causò oltre 6.000 vittime. L’Aquila venne praticamente rasa al suolo, con danni gravissimi per ciò che riguarda il suo patrimonio artistico e architettonico.

Ma, se la fortuna è cieca, la sfortuna ci vede benissimo. Nuovamente ricostruita, venne seriamente compromessa dal terremoto del 2009. Da allora è in attesa di un recupero che tarda ad arrivare.

La navata principale non sembra aver subito grossi danni. Lo splendido soffitto a cassettoni del Quattrocento è rimasto incredibilmente intatto, così come le tele del Seicento ospitate negli altari laterali, messe in sicurezza ed esposte nel museo cittadino. Il presbiterio è invece un fitto groviglio metallico di impalcature, in cui la luce riesce a farsi spazio attraverso i pochi spiragli rimasti scoperti della cupola.

Un posto che trasmette un turbinio di sensazioni contrastanti tra stupore e turbamento, in cui non si può far altro che socchiudere la porta e lasciare la chiesa al suo silenzio.

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