Teatro con galleria, cinema e sala da ballo. La lunga storia dell’ex Enal, di questo paesino sperduto sulle colline piemontesi, ha inizio nel secolo scorso.
I fasci littori sulle schede degli incassi giornalieri ci riportano indietro al 1938, quando questa struttura nacque come Opera Nazionale Dopolavoro, poi divenuta Ente Nazionale Assistenza Lavoratori nel 1945.
Qui, il regime, organizzava mense, spacci di generi alimentari, forniva facilitazioni commerciali, sanitarie, termali, assicurazioni extra lavoro e buoni acquisto.
La sua destinazione principale era quella di luogo di aggregazione polifunzionale, pensato per offrire un intrattenimento durante il tempo libero del lavoratore. Tra le tante attività proposte, i tesserati del partito fascista potevano usufruire degli spettacoli del teatro, del cinema, partecipare alle feste folkloristiche, ai campionati sportivi e ai concorsi canori e musicali.
A questo periodo risalgono le locandine di Via col Vento, Ritorno all’alba e di altri film anni ’30, accatastate insieme alle tante pellicole del cinema hollywoodiano in bianco e nero: come non riconoscere Clark Gable tra i tanti fotogrammi della pellicola Command Decision del 1948. E nel sottotetto, all’epoca probabilmente adibito ad archivio ed ora ridotto a mucchi di scartoffie fradice, saltano fuori i registri degli incassi della Casa Littoria, organizzati per film e giorno, in cui si appuntavano entrate ed uscite.
Ai piani inferiori, il bar, la zona con televisore e biliardo e la sala adibita per i pranzi e le colazioni, ora animata soltanto dalla carcassa di un gatto mummificato. A conservare tutto il suo fascino decadente, è però la stanza con il pianoforte: i tasti ricoperti dalle ragnatele, l’edera che inizia a ricoprire i posti numerati e i due ritratti femminili fermi agli anni ’40, sarebbero perfetti per il set di un film noir.
Stando alle poche notizie a disposizione, che ci riportano la soppressione dell’Enal al 1978, questo teatro abbandonato non sembra essere andato oltre quella data.