Nel cuore della valle del Sacco, sorge un’opera architettonica che racconta molto più di un semplice edificio. Il Gymnasium progettato da Massimiliano Fuksas nel 1979 è un manifesto poetico di un’intera generazione, un monumento che sfida la gravità e la percezione.
La palestra di Fuksas, definita dal FAI come uno dei più straordinari esempi di arte contemporanea italiana, spicca per la sua caratteristica facciata inclinata, quasi sospesa nel vuoto. Nel 1979 Fuksas ha creato più di un edificio: ha scolpito una metafora architettonica.
La struttura in cemento armato sfida la staticità, donando una sensazione di movimento perpetuo, di instabilità controllata. È un omaggio alla generazione del ’68, quella che sognava di cambiare il mondo ma che si è scontrata con il fallimento di molti dei suoi ideali. Una metafora tangibile, un trampolino di lancio che ha consacrato Fuksas come uno degli architetti più influenti a livello mondiale.
L’opera attirò immediatamente l’attenzione della critica internazionale, tanto da essere pubblicata sulla prestigiosa rivista francese L’Architecture d’Aujourd’hui. Al MAXXI di Roma, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, sono esposti modelli e documenti relativi a questo progetto. Inoltre, alcuni disegni a mano libera del maestro sono stati donati al FAI (Fondo Ambiente Italiano) e inclusi nella mostra “La mano dell’architetto”, a testimonianza della rilevanza storica e artistica di questo edificio.
Oggi, la palestra di Fuksas è anche un manifesto di rinascita. Dopo decenni di abbandono, i lavori di ristrutturazione sono finalmente iniziati. Questo straordinario esempio di architettura moderna non è solo destinato a rinascere, ma a ispirare nuove generazioni, dimostrando come l’architettura possa incarnare i sogni e le contraddizioni di un’epoca.