Avvolta da un silenzio quasi irreale e immersa nella campagna romana, Galeria Antica è più di un semplice borgo abbandonato: è un enigma senza tempo. Tra le sue rovine, storie antiche si intrecciano a leggende inquietanti, creando un luogo dove realtà e immaginazione si confondono.
Il sole stava già calando quando ho varcato l’ingresso di quello che un tempo era uno dei borghi più vivaci della campagna romana. Situata su uno sperone di tufo, è una città che la natura ha lentamente riassorbito, trasformandola in uno scenario degno di un racconto gotico. Qui, il tempo non è solo sospeso: è completamente assente.
Mentre mi addentro tra i vicoli invasi dalla vegetazione, le pietre raccontano storie di epoche diverse: la colonizzazione romana, la distruzione per mano dei saraceni, la rinascita sotto i Conti di Galeria, il passaggio alle nobili famiglie degli Orsini, dei Colonna e infine dei Sanseverino. Ma è il suo ultimo capitolo quello che più intriga: come può un’intera popolazione decidere di abbandonare la propria casa per stabilirsi a solo un chilometro di distanza, a Santa Maria di Galeria Nuova?
Le spiegazioni ufficiali parlano di un’epidemia di malaria, ma molti preferiscono tramandare storie ben più inquietanti, popolate da presenze oscure che si aggirerebbero tra le sue mura. E ancora oggi, dicono, nelle fredde notti d’inverno, quando il fiume si gonfia, è possibile udire il galoppo di un cavallo bianco e un malinconico canto che riecheggia tra le rovine. È il lamento di “Senz’affanni”, un menestrello fantasma che cavalca un cavallo bianco nelle notti d’inverno, cercando disperatamente la sua amata. Ma non è l’unica presenza inquietante: simboli esoterici incisi sulle pareti e resti di rituali occulti suggeriscono che il borgo sia stato frequentato da sette misteriose.
Percorrendo la vecchia mulattiera che attraversa il borgo abbandonato, si scoprono i resti di case medievali, chiese dimenticate e persino un ponte che resiste al tempo. La vegetazione selvaggia ha trasformato Galeria in un luogo quasi fiabesco, dove radici gigantesche abbracciano le pietre e l’ombra degli alberi aggiunge un tocco di mistero. Tra i ruderi si incontrano le antiche vestigia di chiese come quella di San Nicola, con il suo piccolo campanile, e Santa Maria della Valle, distrutta da un fulmine nel XVI secolo.
L’archeologo Thomas Ashby definì Galeria Antica “uno dei luoghi più belli da visitare per quanti amano gli angoli isolati nelle vicinanze di Roma“. Ma mentre mi volto un’ultima volta a guardare le sue mura silenziose, penso che sia molto più di questo: è un ponte tra il presente e un passato avvolto nel mistero, un luogo dove le leggende si mescolano alla storia, e dove forse, nelle notti più buie, il canto nostalgico di un antico menestrello ancora risuona tra le pietre.