Un solo vagone e tempi biblici. Così si viaggiava sulle littorine quando l’alta velocità era ancora un miraggio futuristico.
Ci si svegliava all’alba per poter prendere i posti migliori: quelli vicino al finestrino che permettevano di perdersi nel paesaggio facendo correre la fantasia più veloce del treno. Si pativa il caldo e il freddo sulla littorina, ancora sprovvista di impianti di climatizzazione. Solo l’uso di ventagli o, semplicemente, cartoline illustrate e consumate per il troppo sventolarsi, poteva dare un minimo sollievo.
Eppure, nonostante i tanti disagi, il tragitto in littorina rappresentava una gioiosa occasione di ritrovo per i pochi passeggeri. La maggioranza dei viaggiatori si conosceva, e anche il personale addetto. A volte, la porta della cabina di guida veniva lasciata aperta, permettendo ai bambini di sbirciare verso il posto di guida e ammirare quegli strani comandi così diversi da quelli di un treno.
Un sonoro fischio segnava la partenza di questo treno abbandonato. I genitori si apprestavano a fare le ultime raccomandazioni ai ragazzi diretti a scuola e il vagone si animava di un gran vociare. Fino alla metà degli anni ’60, la littorina ha rappresentato l’unico mezzo che gli studenti avevano per poter raggiungere le scuole, in molti centri altrimenti isolati.
La littorina M2, prodotta a partire dal 1937, ha servito le Ferrovie Calabro Lucane fino agli anni Settanta. Realizzata dalla Piaggio con motore diesel e carrozzeria portante in acciaio inox, doveva collegare le zone isolate dell’entroterra di quattro regioni: Campania, Basilicata, Puglia e Calabria.
La particolare conformazione territoriale rendeva il viaggio ancora più disagevole. Tra tornanti, fermate rurali e un susseguirsi di gallerie, era già ottimistico sperare di raggiungere i 30 km/h. Ciò nonostante, queste “ferrovie di montagna” continuano ad essere in uso in alcune zone montuose spesso impercorribili con i mezzi ordinari di comunicazione.
Il loro inesorabile declino iniziò a verificarsi a partire dagli anni Sessanta. In una fase di sviluppo frenetico del trasporto su gomma, i trasporti su ferro iniziarono ad essere limitati a studenti e pendolari. Fu così che le FCL vennero private di lunghe tratte ancora indispensabili per molti viaggiatori che non potevano contare su alcuna alternativa. Infatti, soprattutto durante gli inverni rigidi del Pollino, della Sila e dell’Aspromonte, i mezzi su gomma viaggiavano in condizioni critiche.
Ulteriori soppressioni avvennero negli anni Settanta, con la creazione e il miglioramento della rete stradale, che portò a decisi tagli del servizio ferroviario. Le Ferrovie Calabro Lucane vennero definitivamente soppresse nel 1989, portando alla nascita delle Ferrovie Appulo Lucane e delle Ferrovie della Calabria.
Pochi esemplari di questo treno abbandonato sopravvissero alla demolizione: quello più famoso si trova al Museo della Piaggio a Pontedera. Altri, sono rimasti in stato di abbandono in attesa di riqualificazione.