Come uno scoglio emerso da un mare di verde, Scoppio appare placido sullo sperone roccioso dei Monti Martani. Questo antico borgo medievale, oggi abbandonato, racconta ancora la sua storia attraverso pietre silenziose e mura che hanno sfidato il tempo, resistendo stoicamente agli elementi naturali che ne hanno segnato il destino.
Raggiungere i ruderi di Scoppio è già di per sé un’avventura. Il sentiero che conduce a questo gioiello dimenticato si snoda attraverso il territorio di Acquasparta, nella provincia di Terni, conducendoci a circa 640 metri sul livello del mare. Man mano che si sale, il mondo moderno sembra dissolversi, lasciando spazio a un’atmosfera quasi mistica, dove il silenzio è interrotto solo dal fruscio delle foglie mosse dal vento.
Il nome stesso del borgo, derivato dal latino “scopulus“, rivela la sua natura: uno scoglio di pietra che domina la vallata sottostante, precipitando per oltre 200 metri verso il fosso della Matassa. È una vista che toglie il fiato, un panorama che ci ricorda perché gli antichi scelsero proprio questo luogo per costruire il loro rifugio.
Camminando tra i ruderi di Scoppio, è ancora possibile scorgere i segni della vita che un tempo animava queste pietre. La cinta muraria trecentesca, seppur frammentaria, testimonia l’antica grandezza di questo castello medievale. Ma è la chiesa di San Michele Arcangelo a catturare veramente l’attenzione del visitatore. Costruita tra l’XI e il XII secolo, conserva ancora preziosi affreschi del XV secolo, opera del pittore spoletino Piermatteo Piergili. Tra questi, particolarmente suggestive sono le immagini di Santa Lucia e dell’Arcangelo Michele nell’atto di sconfiggere il drago, oltre a una delicata Madonna con Bambino e due angeli.
La storia di Scoppio è profondamente intrecciata con quella delle Terre Arnolfe, un sistema di castelli che, intorno all’anno 1000, costituiva un importante presidio tra Terni, Narni e Spoleto. Nel XVIII secolo, il borgo era ancora pieno di vita, con circa venticinque famiglie che chiamavano queste mura casa loro. Ma fu il terremoto degli anni ’50 del Novecento a segnare il destino di questo luogo, costringendo gli ultimi abitanti ad abbandonare le loro dimore.
Oggi, nonostante l’abbandono, o forse proprio grazie ad esso, Scoppio continua a esercitare un fascino particolare sui visitatori. Non è un caso che registi del calibro di Wim Wenders abbiano scelto questi ruderi come location per il loro lavoro, come testimonia il docufilm “Papa Francesco – Un uomo di parola” del 2018. L’atmosfera surreale e spirituale del luogo si presta perfettamente a raccontare storie di trasformazione e ricerca interiore.