Funi immobili, seggiolini in bilico, piloni arrugginiti. La dimostrazione di una guerra persa dall’uomo per inseguire un sogno impossibile: sciare a mille metri di quota al tempo del cambiamento climatico.
Un triste destino accomuna molte carcasse di funivie disseminate lungo l’arco appenninico. Impianti ridotti al fallimento non solo dalla speculazione ma anche dal surriscaldamento globale. Ghiacciai in costante regressione e stagioni fredde sempre più brevi hanno iniziato a compromettere seriamente l’attività sciistica, soprattutto a basse quote. Aumentano le temperature e aumentano i fallimenti.
Realizzata nel 1994 in occasione dei Campionati Italiani di Sci, questa seggiovia abbandonata cominciò da a presentare delle difficoltà ben prima della sua inaugurazione. Complici i lavori eseguiti in grande fretta, venne ultimata con diversi errori di progettazione, che la resero inservibile per quei campionati. Troppo lenta per raggiungere i 1650 m della quota d’arrivo: erano necessari più di 15 minuti per oltrepassare un dislivello di meno di 200 metri.
La seggiovia abbandonata fu quindi utilizzata per diverse stagioni come polo di attrazione per il turismo montano locale, richiamato dalle vette del Matese. La crisi del settore portò ad un progressivo abbandono, fino alla definitiva chiusura in tempi recenti.